Quando si parla di “previdenza“, sia pubblica che privata, si intende parlare di quella parte del risparmio che è destinata a supportare economicamente un individuo dal momento in cui termina l’attività lavorativa fino alla sua morte.
In fatto di Pensione Pubblica in Italia la grande svolta è avvenuta dal 1991 con la Riforma Dini, anche se si tende a ricordare sempre l’ultimo che ha messo mano alla legge, ovvero la Fornero. A dire il vero non è proprio l’ultima poichè il governo attuale ha annunciato una nuova riforma, Pensioni quota 100, ma pare ci sia ancora da lavorarci per soddisfare le richieste dell’Unione Europea.
La mia intenzione non è quella di fare una analisi politica, bensì quella di ricordare i 2 concetti che hanno portato all’inizio della grande riforma delle pensioni pubbliche.
Vantaggi e svantaggi della riforma delle pensioni pubbliche
UNO POSITIVO:
LA STATISTICA DICE CHE SI VIVE MEGLIO E SOPRATTUTTO SI VIVE PIU’ A LUNGO !
UNO NEGATIVO:
L’IMPORTO DELLA FUTURA PENSIONE SARA’ MOLTO INFERIORE ALLA RETRIBUZIONE PERCEPITA L’ULTIMO ANNO DI LAVORO !
Morale della “favola”: è necessario pensare, fin dai primi anni di attività lavorativa, ad accantonare delle somme di denaro per poter mantenere il proprio tenore di vita nel momento in cui si potrà finalmente smettere di lavorare, andare in pensione e godersi, (visto che la buona notizia è che si vive “meglio”) il resto della vita.
Allo scopo di incentivare la formazione di questo risparmio privato lo Stato ha previsto interessanti agevolazioni:
- Deducibilità dal reddito delle somme versate a Fondo Pensione (o P.I.P.) fino ad un massimo di 5.164 euro annui.
- Esenzione dal pagamento dell’imposta annuale sugli investimenti (la cosiddetta imposta “Monti” pari allo 0,20% annui)
- Riduzione dell’aliquota di ritenuta fiscale sulle plusvalenze maturate dal Fondo Pensione (o P.I.P)
- Imposta ridotta sulle somme percepite in fase di erogazione della pensione: massimo 15% -minimo 9% (in base all’anzianità maturata nel Fondo Pensione)
Chi sono le persone dunque che dovrebbero aderire ad un Fondo Pensione ?
I LAVORATORI CON ETA’ ANAGRAFICA COMPRESA TRA I 18 E 35 ANNI: Perchè hanno ancora molti anni di lavoro davanti e quindi con piccole somme mensili si possono garantire ottime pensioni private. Sono coloro che hanno maggior interesse a farsi una rendita integrativa privata.
I LAVORATORI CON ETA’ ANAGRAFICA TRA 36 E 55 ANNI: Perchè probabilmente hanno sottovalutato il problema di garantirsi una integrazione alla pensione pubblica, ma hanno accantonato risorse che possono essere dirottate sul Fondo Pensione godendo delle agevolazioni fiscali.
I LAVORATORI ( o pensionati ) CON ETA’ ANAGRAFICA TRA I 56 E I 66 ANNI: Possono versare anche somme importanti per sfruttare tutte le agevolazioni fiscali per crearsi una rendita periodica vitalizia per se e per il coniuge. Può anche essere usato come diversificazione degli investimenti , con deducibilità dal reddito!
E’ difficile trattare un argomento come questo in poche righe, ma spero di aver suscitato in voi la voglia di saperne di più , di fare due conti su come un Fondo Pensione potrebbe essere vantaggioso per voi.
“Non rimandare a domani ciò che puoi fare oggi ” diceva un proverbio….